Colore preferito? Jules Verne

Leggere un buon libro è viaggiare con la mente, leggere Jules Verne è viaggiare con gli occhi.

Il cromatismo ad effetto nell’opera dello scrittore francese

Gli scrittori vengono spesso paragonati ai pittori, la pagina bianca alla loro tela e le parole ai colori. Jules Verne, dal canto suo, rende giustizia a tutto ciò realizzando autentici dipinti di parole, parole colorate. È il caso di Cinque settimane in pallone. L’opera risale al 1863 e l’autore non vedeva l’ora di collaudare i suoi studi di geografia. Jules Verne si accinge, così, a proiettare il lettore in un’autentica tela variopinta, un’avventura in primo luogo sensoriale. Il presente articolo si prefigge, perciò, di accompagnare i curiosi attraverso un’analisi della palette cromatica che fa della vista l’organo maggiormente coinvolto nell’opera. Preparate gli occhiali.

La vicenda prende piede a Londra, dove una scala di grigi rende giustizia alla città nuvolosa per antonomasia. Tuttavia, gli interni della Reale Società Geografia – Samuel Ferguson, il protagonista, sta per essere presentato durante un convegno – si tingono del giallo soffuso delle luci dell’aula, puntate sugli oratori e lasciando in penombra i bisbigli dell’audience incredula. Un accenno di blu fa capolino nel momento in cui, durante un flashback, il protagonista ripercorre la circumnavigazione del lago di Ginevra, blu che avvolgerà l’intera spedizione nel cielo dei protagonisti, alternandosi all’azzurro dei corsi d’acqua – costante narrativa – e al buio della notte. Il capitolo III introduce il primo accompagnatore del dottor Ferguson, Richard “Dick” Kennedy, un amico di vecchia data. I due si erano conosciuti in India, a caccia di tigri, arancioni, le cui nere striature rimandano agli occhi neri di Dick, abile scalatore. Fertile e nera sarà anche la steppa arida che farà dimenticare ai protagonisti il sollievo degli alberi verdi.

I caratteri dei personaggi di Jules Verne attraverso i colori

Joe, il servitore del dottor Ferguson, è il terzo e ultimo avventuriero. In cromoterapia, il colore giallo è simbolo di estroversione ed ottimismo, e questo è Joe, estroverso ed ottimista. Ultimati i preparativi del Victoria, il pallone aerostatico che accompagnerà i tre amici alla scoperta dell’Africa da est a ovest, è l’ora delle provviste. Jules Verne le elenca attraverso una precisa, quando voluta, scala cromatica: thè (nero), caffè (marrone scuro), biscotti (marrone chiaro), carne secca (rosso scuro) e carne cruda (rosso chiaro), per poi concludere in trasparenza con acqua, gin e acquavite per poi tornare sul marrone con armi e coperte.

I colori dell’avventura di Jules Verne

L’avventura vera e propria avrà inizio da Zanzibar, crocevia commerciale noto per gomma, avorio ed ebano. Durante il viaggio in nave, il mare blu si alterna, ancora una volta, alle luci di candela soffuse delle cabine. Il Victoria si alza in volo e un planisfero inizia, gradualmente, a prendere forma; Zanzibar, dall’alto, ci viene descritta come una scacchiera di tonalità di verde circondata dalla schiuma biancastra del mare, che lascerà spazio alle radici rosse dei marosi, alle dune gialle e all’affascinante tonalità di marrone del monte Nguru. Di fatto, verde, giallo e marrone sono i colori dominanti dell’opera, in quanto rappresentano indubbiamente le principali varianti di paesaggio – pianura, deserto e montagna. Tuttavia, il giallo dell’ottimismo lascerà, presto, spazio alla disperazione di un deserto arido e di un sole caldo che prima era desiderato.
I corsi d’acqua azzurri in apertura diventeranno un miraggio.

D’altronde, in Cinque settimane in pallone, i paesaggi rispecchiano il morale dei personaggi e la motivazione degli stessi, per i quali la speranza da verde diventerà rossa. Rossa come la fiamma del cannello che alimenta il Victoria, ma anche come la febbre di Dick, le piaghe di Joe e le pietre arse dal sole. Si può affermare che l’opera sia suddivisa in due macro-sequenze cromatiche, che fanno da contorno all’intera vicenda. La prima è dipinta di verde e azzurro, colori di una vegetazione rigogliosa e un cielo sempre limpido. Inoltre, il viaggio era appena iniziato, il morale era alle stelle e la rotta ancora conosciuta. Subentra, quindi, la sequenza caratterizzata dal giallo stancante della sabbia, che assorbe gradualmente le verdi distese per lasciare spazio a un deserto infinito. D’altra parte, il giallo ipocrita di una miniera d’oro lascerà i viaggiatori con un – autentico – pugno di sabbia.

Uccelli variopinti, prati di fiori viola, foglie rosse e foreste d’acacia, e ancora tigri, giraffe, leoni, leopardi, coccodrilli, elefanti grigi, neri e gialli. Un vulcano rosso fuoco e fiumi di lava sui fianchi di un monte marrone. E ancora, e ancora, e ancora.
In sintesi, in una cornice azzurra, il giallo, il verde e il rosso dominano l’intera opera. Eppure, giallo, verde e rosso ricordano i colori di una bandiera.
Il Senegal, dove l’opera si conclude.
Sarà un caso?

Cristian Claudio Parghel