Il valore universale dell’Inno alla gioia

 In tanti conoscono l’’Inno alla gioia ma sono poche le persone informate sull’intreccio delle vicende che hanno reso l’ultimo tempo della Sinfonia n. 9 di Beethoven un esempio di arte imperitura simbolicamente universale.

Come gli sia venuto in mente non si sa, ma fu nell’estate del 1785 che Friedrich Schiller compose l’ode An die Freude, a noi nota come Inno alla gioia o Ode alla gioia, un componimento in versi inconsapevolmente destinato a essere messo in musica dallo straordinario Ludwing van Beethoven.

Nel 1823, ormai conscio della sordità che l’affliggeva da anni, il maestro introdusse a sorpresa, nel tempo finale della sua sinfonia a quattro movimenti, una parte cantata ispirata ai versi scritti dal poeta e filosofo tedesco. Egli si fece promotore di una decisione in controtendenza con i canoni classici che riconoscevano la convivenza di cori, canto e strumenti solo nella produzione operistica.

L’urgenza del testo di Schiller fu quella di scrivere un messaggio all’umanità. Il concetto di gioia viene trattato come un sinonimo di libertà, parola che l’intellettuale evitò volontariamente per timore di una censura imperiale. Non è un caso che, nella prima parte del testo, la Gioia venga introdotta come “scintilla divina”.

Nel 1972 la musica scritta da Beethoven fu considerata – sebbene priva del testo di Schiller –  un esempio di linguaggio universale, associato alle tematiche di fratellanza e amicizia tra i popoli e, per questa ragione, il Consiglio d’Europa prese la decisione di adottare l’Inno alla gioia come proprio inno.

Nel 1985 anche i capi dello Stato e di governo dei paesi membri dell’Unione Europea scelsero la sinfonia come inno ufficiale, ritenendola un’espressione dei valori di pace, solidarietà, uguaglianza, cooperazione e inclusione, che i paesi membri storicamente condividevano.

Tutt’oggi l’Inno alla gioia ha le sembianze di un canto unitario di lode. Nonostante la multiculturalità e la promozione al dialogo tra i popoli, l’esigenza di festeggiare la fratellanza è un tema ancora attuale che potremmo associare a tutte quelle caratteristiche dell’apprendimento “lifelong learning”, per formare dei cittadini di domani consapevoli ed esigenti.