Isolamento: l’impatto sulle menti dei/delle più giovani

Gli impatti pratici dell’isolamento sono stati ampiamente messi in evidenza in quest’ultima anno ma quali sono gli effetti di questo fenomeno sulle menti di chi è all’inizio della sua vita?

Scontrarsi con una realtà del tutto nuova che costringe a passare molto tempo tra le mura di casa, a non andare a scuola e interrompere quella socialità connaturata all’ambiente scolastico ha creato delle nuove problematiche, ma anche acuito stati di ansia e depressione già presenti in ragazzi e ragazze.

Quali effetti può scatenare l’isolamento?

La didattica a distanza durante la quale la classe ha vissuto le ore prima trascorse nella socialità dell’aula davanti allo schermo ha generato molti pensieri e inquietudini. Per quasi un anno non è esistita la possibilità di passarsi un bigliettino in classe, di abbracciarsi qualora ce ne fosse stato bisogno, di ridere con il/la proprio/a compagno/a di banco o di chiedere dal vivo a un/una professore/professoressa un chiarimento o un consiglio. In più, lo stare in casa non è vissuto da tutti allo stesso modo, con le stesse possibilità e le stesse modalità. La presenza di un solo computer per una famiglia, i problemi di rete, gli spazi angusti, i disagi dei genitori derivanti dalle preoccupazioni del periodo, la difficoltà a prendere sonno la sera, pensando che il giorno dopo sarà tutto uguale: questa condizione su menti che si stanno formando e che siano eventualmente soggette ad alcuni disturbi o malattie può avere un effetto altamente negativo e acuire questi stati.

Le statistiche sugli aumenti di episodi di autolesionismo e tentati suicidi sono preoccupanti

Stefano Vicari è dal 2007 Responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma,  nonché Professore Ordinario di Neuropsichiatria Infantile presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. È stato lui a lanciare l’allarme dopo aver riscontrato un aumento nei casi di autolesionismo e tentati suicidi nel corso degli anni con un’impennata nell’ultimo periodo in connessione con la condizione di isolamento vissuta durante il lockdown. Leggiamo in un’intervista dell’Espresso rivolta al Professor Vicari che rispetto a quale sia la situazione al Bambin Gesù, il Professore risponde:

Vediamo negli anni un incremento notevolissimo delle attività autolesive e dei tentativi di suicidio: nel 2011 i ricoveri sono stati 12, nell’anno appena concluso abbiamo superato quota 300. Sebbene le statistiche ufficiali ci dicano che il numero dei suicidi è in leggero calo tra gli adolescenti, l’attività autolesiva è in rapido aumento. Mai come in questi mesi, da novembre a oggi, abbiamo avuto il reparto occupato al 100 per cento dei posti disponibili, mentre negli altri anni, di media, eravamo al 70 per cento. Le diagnosi che predominano sono quelle del tentativo di suicidio. Ho avuto per settimane tutti i posti letto occupati da tentativi di suicidio e non mi era mai successo.

Perché l’isolamento è un fattore che produce l’aumento di depressione e ansia?

Un punto importante da considerare e dal quale parte il Professor Vicari sta nel modo in cui si rappresentano i disturbi mentali. Nell’intervista per L’Espresso sottolinea, infatti, l’urgenza di comprendere di come si tratti di «vere e proprie malattie, come lo sono il diabete e l’ipertensione, con una base biologica e genetica e fattori ambientali che possono favorirne la comparsa». Capire profondamente questo concetto potrebbe aiutare a evitare sottovalutazioni del problema che invece è reale e tangibile. L’isolamento, come dicevamo, ha sicuramente complicato questi problemi caricando ragazzi e ragazzi di pensieri e paura che non dovrebbero far parte della loro età e della loro vita. Gli stati d’ansia inoltre hanno impatti su molti aspetti come ad esempio la capacità di dormire. La mancanza di sonno viene fronteggiata da molti/e giovani con l’uso del telefonino tra chat e social: un modo per loro di creare una connessione nuovamente poco diretta e reale con il mondo in un orario in cui, per rimanere in salute, dovrebbero dormire.

L’uso del pc e del telefonino in isolamento

La generazione attuale ha da sempre vissuto con tecnologie che le generazioni precedenti, almeno fino a una certa età non hanno vissuto in maniera così diretta e pervasiva. Responsabilità dei genitori soprattutto verso i/le più giovani che usano i social e navigano in internet è quello di assicurarsi che conoscano il modo di difendersi e che comprendano che c’è un tempo per lasciare il telefono da parte. Ma durante l’isolamento, probabilmente, il telefonino e il pc sono diventati più di un mezzo per comunicare e scambiarsi informazioni: hanno dato conforto. Questo ha così prodotto per molti una dipendenza che nel suo promettere costruzione di rapporti e un po’ di sollievo assicura invece ulteriore frustrazione e stati d’animo negativi. Per questo è necessario avere un controllo e cercare di parlare molto con i/le figli/figlie in modo da capire il loro stato d’animo e aiutarli attivamente. Come afferma il Professor Vicari nell’intervista più volte citata:

Il vero maltrattamento, il trauma vero che dà un impatto sulla salute mentale non è neanche tanto la violenza, ma l’indifferenza e l’abbandono da parte dei genitori. Forme moderne di incuria sono anche la ipostimolazione, come lasciare un bambino di due o tre anni molte ore davanti la tv o con il tablet.

La socialità aiuta a vivere

La scuola, oltre a essere il fulcro della formazione, è il luogo in cui crescere, condividere, socializzare. Per quasi un anno l’accesso per moltissimi/e non è stato possibile e un anno pesa; pesa sulla maturazione di ragazzi e ragazze, sulla capacità di costruire rapporti e anche sulle aspettative deluse rispetto a ciò che è andato perso o non è stato possibile fare. È anche per questo che il Professor Vicari stimola alla riapertura delle scuole nelle cui strutture sarebbe garantita la sicurezza, sottolineando d’altra parte le problematiche, in termini di diffusione del virus, relative al contesto come per esempio i trasporti. La tutela mentale passa per la scuola e la socializzazione e il Professore ribadisce che ci vorrà anche molto tempo per porre rimedio e risollevare la situazione di moltissimi/e ragazzi/e. Insomma l’isolamento ha inciso su un problema come quello della salute mentale che bisogna imparare a considerare nella sua verità e nella sua urgenza. Ancora troppi tabù esistono a riguardo e devono essere definitivamente spezzati.

Flavia Palieri