Le scuole chiudono e si ritorna alla Dad

Nuovo DPCM: si torna alla didattica a distanza

A un anno dal primo lockdown, tutte le scuole di ogni ordine e grado ritornano alla didattica a distanza. Da lunedì 15 marzo, in 16 regioni su 20 è scattata la zona rossa e, come è previsto dal primo DPCM del nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi, le scuole sospendono la didattica in presenza e tornano alla Dad. Ma siamo sicuri che tutti gli alunni, dai più piccoli ai più grandi, sono stati messi in condizione di seguire le lezioni? Sono stati forniti dallo Stato sufficienti dispositivi portatili alle famiglie in difficoltà? Lo scorso anno, nelle scuole superiori, la Dad sembra aver funzionato abbastanza bene. Per circa il 75% dei docenti gli studenti hanno seguito le lezioni a distanza senza troppe difficoltà e per il 56,8% è stato raggiunto un buon livello d’apprendimento, nonostante nei primi mesi di didattica a distanza le lezioni online siano state del tutto improvvisate dai docenti, che hanno dovuto reinventare il loro modo di insegnare.

La Dad al centro di numerosi dibatti: stress, ansia, depressione e solitudine tra i giovani

Durante il lockdown la didattica a distanza ha alimentato numerosi dibattiti. Con la Dad si sono riscontrati problemi tecnici e di connessione, mancanza di interazione e necessità di avere un’idonea strumentazione per seguire in autonomia le lezioni. Con la pandemia, gli adolescenti hanno fatto spesso i conti con lo stress, la depressione, l’ansia e la solitudine. Secondo gli enti internazionali, nell’ultimo anno, circa il 17% dei ragazzi, ha avuto problemi di ansia e di depressione. I giovani studenti sono stati costretti a cambiare le loro abitudini e a rimanere a casa senza la possibilità di praticare sport o di socializzare con i loro coetanei. A scuola non si arricchisce solo il proprio bagaglio culturale, ma si impara a vivere con gli altri. Oggi i ragazzi sono di nuovo costretti a una solitudine forzata, che mette a dura prova la loro crescita interpersonale. Hanno tutti lo stesso desiderio: tornare presto alla normalità.

I bambini più bravi degli adulti, ma la Dad è poco adatta a loro

Nell’ultimo anno nelle scuole elementari sono cambiate tante cose. I più piccoli sono stati più bravi degli adulti ad abituarsi alle nuove regole per contenere gli effetti della pandemia. A settembre con entusiasmo sono tornati a scuola, ma hanno dovuto rinunciare “al compagno di banco”. Infatti le nuove disposizioni hanno previsto banchi singoli, la merenda seduti al proprio posto, giochi che rispettino il distanziamento, mascherine e mani sempre igienizzate. I bambini hanno dimostrato sin da subito la loro voglia di ricominciare, di ritornare alla normalità. L’ultimo decreto del presidente del Consiglio ha previsto però di nuovo la chiusura delle scuole. Si è tornati alla didattica a distanza e non è stato facile. La Dad è tornata di nuovo un’esigenza, ripresentando purtroppo problematiche già affrontate: la Dad non è adatta ai più piccoli, troppo complicata e limitante per l’apprendimento. I bambini hanno necessità di relazionarsi fisicamente con i docenti e con i loro compagni. È difficile catturare la loro attenzione attraverso uno schermo, a loro uno schermo non basta. Hanno bisogno di affetto e sorrisi reali.

Elisa Sgavicchia