Obsolescenza programmata: lo stop imposto ai nostri prodotti tecnologici

Quando si parla di obsolescenza programmata ci si riferisce a quel procedimento attraverso il quale determinati prodotti sono destinati a subire una progressiva diminuzione delle capacità di funzionamento fino alla totale perdita di efficienza. Insomma si tratta di un processo attraverso il quale si programma la fine di un prodotto e di tutte le funzionalità ad esso connesse.

In che modo si manifesta l’obsolescenza programmata?

Questo meccanismo può verificarsi in vari modi. Nel caso di prodotti come quelli della Apple, gli aggiornamenti delle funzionalità avvengono costantemente. Tali aggiornamenti però fanno spesso sì che le versioni precedenti, dalle funzionalità ovviamente più ridotte, vengano considerate obsolete. Ma l’obsolescenza può manifestarsi anche in altre vesti; basti pensare alla rottura di un apparecchio tecnologico dopo soli tre anni: il primo tentativo è quello di modificare l’eventuale pezzo difettoso e continuare ad utilizzare l’apparecchio una volta risolto il guasto; e nel caso il pezzo difettoso avesse un prezzo spropositato o non fosse disponibile? La soluzione ricadrebbe necessariamente su un nuovo acquisto del prodotto, con non poco rammarico e frustrazione da parte del consumatore.

Quali sono gli effetti di questa pratica sul consumatore?

Gli effetti di questo processo non sono affatto positivi su molti livelli. Prima di tutto costringono il consumatore ad acquisti che, in teoria, gradirebbe ardentemente evitare. Leggiamo chiaramente in un articolo del Sole24ore:

Il primo caso di obsolescenza programmata risale più o meno a cento anni fa, quando i produttori di lampadine ad incandescenza (Philips e General Electric su tutti) fecero cartello e decisero di ridurre la durata della luce, portandola a da 2500 a 1000 ore. Un dimezzamento del consumo che avrebbe portato gli utenti a cambiare più spesso lampadina, dunque maggiori incassi.

In questo senso il consumatore sembra completamente in balia di decisioni altrui, costretto a scelte di acquisto che gli vengono imposte in maniera del tutto arbitraria. Non può che risalire alla mente il concetto di interpellanza di cui parla anche Roland Barthes in Miti d’oggi, ossia del modo in cui i soggetti sono chiamati a svolgere in base discorsi e pratiche della cultura e della società determinate azioni e ad avere particolari desideri.

In questo senso siamo davvero liberi nelle nostre scelte di acquisto?

Quali sono gli effetti dell’obsolescenza programmata sull’ambiente?

L’obsolescenza programmata ha però anche impatti terribili sull’ambiente. Ogni prodotto del quale si renda impossibile l’utilizzo deve essere cestinato, dato in pasto al pianeta già fortemente appesantito da altri tipi di attività umana. I prodotti che subiscono questo processo infatti sono spesso molto difficili da smaltire e talvolta non vengono consegnati nelle apposite isole ecologiche affinché possano entrare nel ciclo di trattamento per il riciclo. Si tratta in sostanza di uno spreco enorme che potrebbe essere risolto garantendo la possibilità di riparare i prodotti acquistati senza che il consumatore debba pagare prezzi spropositati o di utilizzarli per nuove funzionalità. In un’ottica di messa in pratica di un’economia di tipo circolare è quanto mai essenziale garantire ai consumatori prodotti efficienti e duraturi e garantire all’ambiente quel riposo necessario alla propria salute e a quella delle generazioni a venire.

Flavia Palieri