Cyberbullismo: aggressività dietro lo schermo

Con il termine cyberbullismo si vanno ad indicare atteggiamenti aggressivi, intimidatori e violenti perpetrati online; può trattarsi di messaggi minatori, ricatti, attacchi alla reputazione, furti d’identità, molestie praticati attraverso canali social, posta elettronica, forum e nuove app di giochi e video dedicate prettamente a un pubblico giovane e oggi così diffuse e utilizzate. Queste azioni vengono subite da chi spesso sente di non potersi difendere e possono scatenare un forte stato di stress fino a giungere, in alcuni casi, a conseguenze ancora più drammatiche. Difendersi però è possibile, sia attraverso l’applicazione di alcuni procedimenti online per fermare il cyberbullo sia parlandone con chi può capire e intervenire.

Le vittime del cyberbullismo possono e devono difendersi

Oggi l’uso di Internet è un fenomeno che si dà per scontato. Ci si sveglia o si va a dormire la notte con il proprio telefono accanto e il suono di piccoli squilli ci fa sapere che un messaggio, una notifica sui social, una mail sono arrivati. Talvolta però quello che si può trovare all’interno di questi messaggi non è affatto qualcosa di piacevole e desiderato ma può rappresentare invece una forma di aggressione della quale bisogna rendersi consapevoli e contro la quale agire in maniera mirata. Si parla di un numero molto alto di ragazzi e ragazze vittime di comportamenti aggressivi e scorretti online; basti guardare le statistiche dell’Istat: «Il cyberbullismo ha colpito il 22,2% di tutte le vittime di bullismo». Ma non solo, in un report del 2014 Il bullismo in Italia: comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi, emergeva questo: «Tra i ragazzi utilizzatori di cellulare e/o Internet, il 5,9% denuncia di avere subìto ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, e-mail, chat o sui social network. Le ragazze sono più di frequente vittime di Cyber bullismo (7,1% contro il 4,6% dei ragazzi)». Da qui risulta, oltre al dato percentuale relativo alle vittime anche un altro dato che mette in evidenza una differenza di genere rispetto a chi rimane soggetto ad atti di cyberbullismo. Le ragazze, infatti, sono maggiormente colpite e subiscono con più incidenza commenti a sfondo sessuale.  Ma il modo per difendersi può e deve essere trovato: parlando con genitori e insegnanti, agendo anche in maniera mirata con alcuni procedimenti online e tenendo presente che esiste una legge che si occupa del fenomeno del cyberbullismo, la L.29 maggio 2017, n.71. È necessario però lavorare anche su un altro fattore: la prevenzione e anche lo sviluppo della consapevolezza sull’utilizzo dei dispositivi digitali. Bisogna cioè mettere in grado bambini/e e ragazzi/e di padroneggiare i procedimenti esistenti per proteggere i loro dati e quindi la loro privacy e per arginare il raggio d’azione del cyberbullo a partire dalla primissima manifestazione intimidatoria. Inoltre, si dovrebbe operare in modo che i/le più giovani sappiano in cosa possono imbattersi in rete. Come afferma Save the children nel suo articolo Navigazione sicura: come contrastare il cyberbullismo: «La consapevolezza dei rischi e pericoli che si possono trovare in rete e sui social network è un primo importante passo per difendere la propria sicurezza in internet».

Le caratteristiche del cyberbullismo

Purtroppo, infatti, il cyberbullismo ha delle peculiarità che lo rendono altamente pervasivo nella vita delle vittime. Prima di tutto, l’aggressività manifestata si scatena e viene “inviata” a distanza, da dietro uno schermo. Questo deve essere sottolineato in quanto non mancano casi in cui il cyberbullo senta la sua violenza come attenuata dal fatto di trovarsi dietro uno schermo e dal fatto di non praticarla in maniera diretta sulla vittima. Leggiamo proprio su un articolo dedicato alla tematica bullismo e cyberbullismo sul sito del Miur che spesso si viene a generare uno «sdoppiamento della personalità: le conseguenze delle proprie azioni vengono attribuite al “profilo utente” creato». Insomma, colui che sta commettendo atti di cyberbullismo è talvolta incapace di assumersi la piena responsabilità del danno che sta arrecando alla vittima proprio per il distacco (solo virtuale e non emotivo) che crede si venga a creare per il fatto di trovarsi rappresentato e inglobato in un account, quasi come se fosse in una bolla in cui le azioni esistono solo al di fuori. Non si accorge, dunque, che gli effetti da lui arrecati con i suoi atti aggressivi e ripetuti sono tangibili e rovinosi. Basti pensare a foto e video diffusi senza consenso che possono essere inviati da un dispositivo a un altro attraverso un processo potenzialmente infinito, all’interno del quale la vittima si sente completamente indifesa e soverchiata. Un altro aspetto davvero preoccupante del cyberbullismo è la possibilità di esercitarlo tendenzialmente per l’intera giornata, generando nella vittima uno stato d’inquietudine e angoscia continua: messaggi possono arrivare di notte o la mattina presto.

Insomma questi sono solo alcune delle dinamiche e dei danni che possono innescarsi a causa di questo fenomeno. Emerge, all’interno di questa analisi alla ricerca delle caratteristiche generali di un cyberbullo, quanto sia necessario attuare dei percorsi educativi attraverso i quali questi soggetti possano davvero imparare i valori dell’empatia, della gentilezza e dell’umanità e metterli in pratica; perché sicuramente mettersi nei panni degli altri, comprendendo intimamente la portata negativa di ciò che si sta facendo loro, può portare a un punto di svolta nella vita di queste persone, che di umano, con queste azioni non stanno dimostrando proprio niente.

Flavia Palieri