Le favole di Fedro: come avvicinare i/le bambini/e al teatro

In vista di una novità editoriale in uscita a cui teniamo molto e che si innesta nell’orizzonte culturale di una casa editrice fortemente attenta all’ambito teatrale, artistico e creativo abbiamo voluto parlare delle favole di Fedro, andando alla scoperta di tutti quegli aspetti che rendono l’opera del favolista latino ancora così valida nel suo avvicinare il pubblico dei/delle più piccoli/e al panorama dei vizi, delle prepotenze e delle virtù degli esseri umani.

La capacità rappresentativa del teatro

Il teatro possiede sin dall’antichità un valore che va ben oltre la semplice piacevolezza e allegria derivante da una rappresentazione ben orchestrata. Antichi scrittori e filosofi ne hanno messo in luce il potere catartico, ossia la capacità di purificazione dalla contaminazione delle passioni, allo scopo di giungere a un recupero della razionalità; altri autori ne hanno, invece, sottolineato il valore socio-politico, mettendo in evidenza la capacità del teatro di portare al consolidamento di un atteggiamento critico nei confronti di ciò che viene rappresentato e anche della realtà e del contesto storico e politico. Il ruolo del teatro è quindi essenziale su diversi livelli e ne era ben cosciente il Armando Curcio, fondatore dell’omonima casa editrice, che nella sua carriera scrisse numerose opere teatrali e collaborò in maniera intensa con Eduardo e Peppino De Filippo. Non a caso, infatti, Armando Curcio decise di istituire il Premio Curcio per il Teatro e la Cultura, andando così a confermare non solo la passione per l’arte teatrale ma anche l’importanza che questo tipo di espressione artistica ricopre a livello sociale. Si tratta di un Premio che negli anni ha vantato prestigiosi vincitori tra i quali Gigi Proietti.

Le favole di Fedro rappresentano la condizione umana

Vizi, prepotenze, ingenuità, scorrettezza, virtù, intelligenza e furbizia fanno parte della condizione umana ma riuscire a rappresentare queste caratteristiche con chiarezza, all’interno di brevi favole in cui i protagonisti sono, di solito, coppie di animali è un risultato raggiunto da pochissimi, tra i quali Esopo e Fedro. Esopo è uno scrittore greco vissuto probabilmente tra il VII e il VI secolo a.C. conosciuto per lo più per la realizzazione di brevi favole, dette appunto esopiche, nelle quali flora, fauna e oggetti inanimati ripropongono nei loro atteggiamenti e nello loro azioni qualità umane. Ogni favola termina consegnando in eredità un insegnamento applicabile nell’esistenza umana. Le favole di Fedro (vissuto tra nel I secolo d.C.) riprendono questo schema: vengono, infatti, rappresentati e coinvolti nell’azione animali dalle caratteristiche ben evidenti e riconducibili immediatamente a determinati attributi umani (formica/operosità, volpe/furbizia, ecc.) e terminano con delle massime che riassumono il senso di quanto avvenuto. Esse dimostrano, infatti, la prepotenza e l’arroganza che risiedono nell’ingiustizia, l’importanza della libertà, la stupidità insita nella frettolosità di giudizio, il rispetto per il prossimo. Forniscono cioè delle salutari consapevolezze per poter districarsi nel labirinto della vita.

Come possono, le favole di Fedro, avvicinare i bambini al teatro?

Uno degli aspetti che vale la pena sottolineare rispetto all’opera di Fedro è la sua capacità di rappresentare situazioni anche molto crude e pesanti in modo che anche i/le più piccoli/e possano comprenderle e ragionarci. La rappresentazione teatrale di queste favole può sicuramente giovare a una maggiore comprensione del loro senso. Molte sono, infatti, le compagnie teatrali che si dedicano alla rappresentazioni delle favole di Esopo, Fedro e de La Fontaine per bambini e bambine. Animali che dialogano, discutono e si prendono gioco delle loro debolezze veicolano, infatti, rendendola adatta a un pubblico giovane, la portata esistenziale, sociale e politica di quanto viene messo in scena. Lo stesso Fedro era ben consapevole del valore di queste favole nel mettere, a loro modo, in discussione il potere e l’ingiustizia da esso perpetrata come si può leggere dal prologo del libro terzo delle favole:

«Ora in breve spiegherò perché sia stato inventato il genere della favola. La schiavitù oppressa, poiché non osava dire ciò che avrebbe voluto, trasferì in favolette i propri sentimenti, ed evitò le accuse per mezzo di scherzose finzioni. Io ho trasformato i sentieri aperti da Esopo in una via e ho escogitato più storie di quante egli ne abbia lasciate […]. Il mio proposito non è accusare i singoli ma mostrare la vita così come è e i comportamenti degli uomini».

Cosa può acquisire il mondo dell’infanzia dalle favole di Fedro

I bambini e le bambine hanno così modo di introiettare in maniera spiritosa e vivace dei valori essenziali per poter vivere in serenità e in pace con sé stessi. Basti pensare a quanto risulti palese il senso di ingiustizia nella favola Il lupo e l’agnello, nella ricerca da parte del lupo di un pretesto qualsiasi per attaccare e fare del male all’animale indifeso.

Insomma, portare in scena le favole di Fedro continua a configurarsi come un ottimo modo per avvicinare i più piccoli e le più piccole al teatro, facendo sì che le problematiche della condizione umana possano essere trasmesse in maniera originale e talvolta ironica, proprio come, spesso, va affrontata la vita stessa.

Flavia Palieri