Molière: il sorriso che sommerge il dolore

Nato nel 1622 e dedicatosi al teatro in un momento storico floridissimo per questo genere, Molière fu un grande drammaturgo e un valido attore che seppe esprimere, oltre la comicità delle situazioni da lui rappresentate, il lato amaro della vita e i vizi mostruosi degli esseri umani.

Qualche notizia sulla movimentata vita teatrale di Molière

La passione per il teatro

Cominciamo con il dire che il grande drammaturgo non nasce con il nome di Molière ma come Jean-Baptiste Poquelin e che la passione per il teatro si innesta in lui sulla base di radici profonde che fanno capo al nonno, assiduo frequentatore di teatro e ammiratore delle farse.

Soltanto dopo l’abbandono della casa paterna a seguito di forti contrasti e incomprensioni con il padre nel 1643, Jean-Baptiste decide di dedicarsi interamente al teatro e di assumere il nome di Molière.

La sua scelta lo porta ad unirsi a una famiglia di attori e a fondare un teatro. I successi sperati però non arrivano e dunque Molière e il suo gruppo di attori divengono una compagnia nomade il cui sostentamento inizia a dipendere dai guadagni derivanti dalle rappresentazioni (comiche e drammatiche) realizzate in città e villaggi. La compagnia torna a Parigi nel 1658.

In questo senso Molière si configura come la personificazione della vivacità e della dinamicità tipiche della natura del teatro; quel gusto della rappresentazione che va oltre il mero guadagno economico e ha più a che fare con il bisogno di guardare alla sostanza della vita: quel profondo sentimento di necessità e passione che infiamma l’anima e non lo appiattisce.

I primi successi e l’evoluzione della sua carriera

Dopo essersi stabilita nella sala del Palais-Royal, la compagnia vive un periodo di grande successo al quale contribuisce il supporto del re Luigi XIV che sembra apprezzare le opere di Molière e la sua comicità irriverente. È infatti questo il periodo in cui il drammaturgo scrive le sue opere più celebri tra le quali Le preziose ridicole e Il misantropo.

Come si può immaginare, la sua scrittura e le sue rappresentazioni non furono scevre di critiche. Infatti, il suo spirito mordace nei confronti della società e di qualsiasi classe di cui essa fosse composta, riempiva di astio e di invidia molti suoi detrattori. Si arrivò addirittura all’intervento del re che dovette proibire la rappresentazione di un’opera teatrale, Tartufo, che scatenò reazioni di sconcerto, trattandosi della storia della falsa devozione di un giovane che, con le sue azioni, mette a sua volta in luce la vita illusoria e artificiosa della famiglia ospitante.

All’aumentare dell’intensità delle critiche nei suoi confronti e dei malumori derivanti dalle sue rappresentazioni. peggiorò anche la salute di Molière. La vita del grande drammaturgo si concluse così: a seguito di un malore nel corso di una rappresentazione, morì la notte stessa.

Quali caratteristiche peculiari possiedono le opere teatrali rappresentate da Moliere?

Come abbiamo già visto, le opere di Molière risultano profondamente comiche nella loro vivacità, nella costruzione davvero riuscita di personaggi anche riconducibili alla classicità (l’avaro ad esempio riprende un personaggio dell’Aulularia di Plauto) e nelle trame ingarbugliate; ma questa comicità va di pari passo o meglio si sovrappone a un dolore intrinseco che permea le rappresentazioni del drammaturgo. Infatti, è come se la risata dovesse rappresentare uno schermo nei confronti della parte più oscura dell’animo umano con i suoi vizi, le sue ansie e le sue angosce.

La ricchezza del teatro

In contrapposizione ai progetti sordidi e ai principi di vita dell’avaro, la vita teatrale di Molière mira davvero al raggiungimento di ciò che è essenziale nell’esistenza umana. Una passione teatrale così profonda che lo ha portato alla vita nomade insieme alla sua compagnia e alla scrittura di opere che andassero a toccare gli aspetti più profondi della società. Possiamo dire che – riprendendo un effetto che Aristotele attribuiva alla tragedia – il teatro di Molière abbia un effetto catartico, poiché dagli strati ricoperti dalla risata pian piano si giunge al seme del dolore riscoperto nella sua asprezza. In questo risiede anche il potere del teatro a livello più generale: la sua capacità di proiettare di fronte a noi allusivamente quello che normalmente non riusciamo a vedere.

Abbiamo bisogno della potenza della rappresentazione, del dinamismo del teatro e dell’espressività attoriale.

Flavia Palieri